Guide Partita IVA Psicologo: guida completa 2025

Se sei uno psicologo e desideri avviare uno studio privato o collaborare con enti, scuole e strutture sanitarie, è fondamentale aprire la Partita IVA. Questa scelta ti consente di lavorare in autonomia, emettere fattura e gestire correttamente la tua posizione fiscale e previdenziale.

Quando è obbligatoria la Partita IVA per uno psicologo?
La Partita IVA è richiesta quando inizi a svolgere attività professionale in modo continuativo e remunerato, anche se solo per poche ore alla settimana. È obbligatoria per chi riceve pazienti, svolge consulenze, supporto psicologico o supervisioni.

Qual è il codice ATECO corretto?
Lo psicologo utilizza il codice ATECO 86.90.30 – Attività svolta da psicologi. Questo codice include tutte le attività legate alla psicologia clinica, scolastica, del lavoro, e in ambito sociale o terapeutico.

È possibile aderire al regime forfettario?
Sì, molti psicologi scelgono il regime forfettario, soprattutto nei primi anni di attività. È disponibile se:

  • il tuo fatturato annuo è inferiore a 85.000 euro,

  • non hai partecipazioni in SRL,

  • non lavori prevalentemente con ex datori di lavoro.

Il forfettario offre numerosi vantaggi: tassazione al 5% o 15%, nessuna IVA in fattura, adempimenti minimi.

A quale cassa previdenziale deve iscriversi lo psicologo?
Lo psicologo iscritto all’albo deve versare i contributi alla Gestione Separata INPS, a meno che non svolga l’attività in forma dipendente. L’aliquota nel 2025 è di circa il 26%, calcolata sul reddito imponibile. Non ci sono contributi fissi, ma solo proporzionali ai guadagni effettivi.

Quali sono gli altri obblighi da rispettare?
Per lavorare legalmente come psicologo con Partita IVA, serve:

  • l’iscrizione all’Ordine degli Psicologi, obbligatoria per esercitare,

  • una PEC attiva e il codice SDI per la fatturazione elettronica,

  • una polizza assicurativa professionale, richiesta per legge,

  • la SCIA sanitaria se apri uno studio privato presso una sede fisica.

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Guide Partita IVA Personal Trainer: guida completa 2025

Se sei un personal trainer e offri programmi di allenamento, coaching individuale o consulenze in palestra, all’aperto o online, devi aprire la Partita IVA per operare legalmente. È un passaggio fondamentale per chi vuole crescere come professionista del fitness e offrire servizi in modo continuativo.

Quando è obbligatoria la Partita IVA?
La Partita IVA è richiesta appena inizi a lavorare in modo stabile, con più clienti e compensi regolari. Anche se non hai un tuo studio e operi a domicilio o tramite collaborazioni, non puoi continuare con la prestazione occasionale.

Qual è il codice ATECO corretto per personal trainer?
Il codice ATECO più usato è 85.51.00 – Corsi sportivi e ricreativi, che include attività di istruzione sportiva individuale e collettiva. In alcuni casi si utilizza anche 96.04.10 – Servizi di centri per il benessere fisico, soprattutto se l’attività ha anche un taglio olistico.

Posso utilizzare il regime forfettario?
Sì, il regime forfettario è perfetto per chi lavora in proprio nel settore fitness. È valido se:

  • il fatturato è inferiore a 85.000 euro all’anno,

     

  • non hai partecipazioni in società incompatibili,

     

  • rispetti gli altri requisiti previsti.

     

Questo regime ti permette di pagare meno tasse (5% o 15%), non versare IVA e gestire la contabilità in modo semplice.

Quale gestione INPS si applica al personal trainer?
In genere, il personal trainer è inquadrato nella Gestione Separata INPS, con aliquota contributiva attorno al 26%. In alcuni casi, se si configura un’attività artigianale (es. gestione di un centro fitness), si può ricadere nella Gestione Artigiani e Commercianti.

Ci sono altri obblighi da rispettare?
Oltre alla Partita IVA, è importante:

  • avere una qualifica riconosciuta nel settore sportivo (es. diploma CONI, corsi regionali, laurea in Scienze Motorie),

     

  • dotarsi di una PEC e ricevere un codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • presentare la SCIA sanitaria se si apre uno studio personale,

     

  • sottoscrivere una polizza assicurativa RC professionale, fondamentale per lavorare con sicurezza.

     

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Guide Partita IVA Parrucchiere: guida completa 2025

Se stai per aprire un salone di parrucchiere o desideri offrire servizi a domicilio in modo professionale, uno dei primi passi da fare è aprire la Partita IVA. L’attività di parrucchiere è regolamentata e comporta precisi obblighi fiscali e amministrativi.

Quando è obbligatoria la Partita IVA?
La Partita IVA è necessaria non appena inizi a lavorare in modo abituale e strutturato, anche se solo su appuntamento o presso la casa del cliente. Non è possibile offrire servizi da parrucchiere usando la prestazione occasionale.

Qual è il codice ATECO per un parrucchiere?
Il codice ATECO corretto è 96.02.01 – Servizi dei saloni di barbiere e parrucchiere. Include tutte le attività legate al taglio, colore, piega e trattamenti per capelli, sia per uomo che per donna.

Posso usare il regime forfettario?
Sì, se rientri nei limiti previsti (sotto gli 85.000 euro di fatturato annuo e senza altre incompatibilità), puoi aderire al regime forfettario, che offre:

  • tassazione agevolata (5% o 15%),

     

  • niente IVA né ritenute,

     

  • contabilità semplificata e adempimenti minimi.

     

È una formula molto adatta per chi avvia un salone da solo o lavora in proprio.

A quale gestione INPS è soggetto un parrucchiere?
Il parrucchiere è iscritto alla Gestione Artigiani INPS, con contributi fissi trimestrali indipendenti dal reddito e una parte variabile se si superano determinate soglie di guadagno. Anche con pochi clienti, i contributi vanno comunque versati.

Quali sono gli altri obblighi da rispettare?
Oltre alla Partita IVA, per lavorare come parrucchiere servono:

  • qualifica professionale ottenuta con un corso abilitante riconosciuto,

     

  • presentazione della SCIA al Comune per aprire un salone,

     

  • registrazione presso la Camera di Commercio e attivazione della posizione INAIL,

     

  • PEC e codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • rispetto delle norme igienico-sanitarie, soprattutto se si opera in proprio.

     

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Guide Partita IVA Operatore Olistico: guida completa 2025

Se svolgi trattamenti di benessere come massaggi olistici, tecniche energetiche, riflessologia o reiki, devi sapere che per lavorare legalmente in modo professionale è necessaria l’apertura della Partita IVA. Anche se operi come freelance o a domicilio, la normativa richiede una posizione fiscale attiva.

Quando è obbligatoria la Partita IVA per un operatore olistico?
La Partita IVA è obbligatoria quando l’attività viene svolta con abitualità, continuità e organizzazione, indipendentemente dal numero di clienti o dalla sede in cui lavori. Se ricevi compensi per i tuoi servizi, non puoi continuare a operare con la prestazione occasionale.

Qual è il codice ATECO corretto?
L’attività dell’operatore olistico viene generalmente classificata sotto il codice 96.09.09 – Altre attività di servizi alla persona nca. È un codice ampio che copre attività legate al benessere non medico, tra cui appunto i trattamenti olistici e naturali.

Si può scegliere il regime forfettario?
Sì, l’operatore olistico può accedere al regime forfettario se non supera gli 85.000 euro annui di ricavi e rispetta gli altri requisiti. Questo regime è ideale per chi lavora in proprio e prevede:

  • tassazione agevolata (5% per i primi anni, poi 15%),

     

  • esenzione IVA e ritenuta d’acconto,

     

  • contabilità semplificata.

     

Quale gestione INPS si applica?
Di solito, l’operatore olistico rientra nella Gestione Artigiani INPS, con il pagamento di contributi fissi trimestrali indipendenti dal reddito e, se superi una soglia di guadagno, anche una quota variabile. In alcuni casi, se l’attività ha caratteristiche diverse, si può valutare la Gestione Separata.

Ci sono altri adempimenti da rispettare?
Oltre alla Partita IVA, chi lavora come operatore olistico deve:

  • dotarsi di una PEC e del codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • eventualmente presentare la SCIA al Comune se si apre uno studio,

     

  • considerare una copertura assicurativa RC professionale,

     

  • seguire formazione certificata presso scuole riconosciute per tutelare se stessi e i clienti.

     

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Guide Partita IVA Nutrizionista: guida completa 2025

Lavori come nutrizionista o hai terminato un percorso di studi in ambito nutrizionale? Se vuoi esercitare la professione in autonomia, ricevere pazienti o collaborare con strutture private, dovrai aprire la Partita IVA e metterti in regola dal punto di vista fiscale e sanitario.

Quando serve la Partita IVA per un nutrizionista?
Devi aprire la Partita IVA non appena inizi a svolgere attività in modo abituale e retribuito. Anche se visiti solo pochi pazienti a settimana o offri consulenze online, la legge considera questa una professione autonoma, per cui non è sufficiente la prestazione occasionale.

Qual è il codice ATECO corretto?
Il codice ATECO corretto per chi svolge attività di nutrizionista è 86.90.29 – Altre attività paramediche indipendenti. È lo stesso usato anche da dietisti e altre figure non mediche che operano nel settore della salute e del benessere.

Posso accedere al regime forfettario?
Sì, se rispetti i requisiti (fatturato annuo sotto gli 85.000 euro, nessuna partecipazione in SRL, ecc.), puoi optare per il regime forfettario. Questo regime ti permette:

  • tassazione al 5% o 15%,

     

  • esenzione IVA sulle fatture,

     

  • semplificazioni contabili e burocratiche.

     

È una soluzione particolarmente indicata per i nutrizionisti che iniziano in autonomia.

Quale gestione INPS è prevista?
Il nutrizionista con Partita IVA viene inquadrato nella Gestione Separata INPS, con contributi calcolati solo sul reddito effettivo (nessun minimo fisso), pari a circa il 26% nel 2025.

Altri obblighi da rispettare?
Per esercitare regolarmente come nutrizionista, oltre alla Partita IVA, dovrai:

  • iscriverti a un Ordine o elenco professionale se previsto per la tua qualifica (es. dietisti, biologi, ecc.),

     

  • attivare una PEC e ricevere un codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • presentare la SCIA sanitaria al Comune se apri uno studio fisico,

     

  • valutare un’assicurazione professionale per la tutela legale e civile.

     

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Guide Partita IVA Musicista: guida completa 2025

Se sei un musicista freelance, suoni dal vivo, collabori con band o realizzi composizioni su commissione, potresti aver bisogno di aprire la Partita IVA per lavorare in regola. Sempre più musicisti scelgono di operare da liberi professionisti per avere maggiore libertà e accesso a collaborazioni professionali.

Quando è necessario avere la Partita IVA?
La Partita IVA è obbligatoria quando l’attività musicale è svolta in modo organizzato, abituale e retribuito, anche se non è la tua unica fonte di reddito. Che tu suoni nei weekend, faccia concerti o componi musiche per spot e media, se l’attività è stabile, la Partita IVA è necessaria.

Qual è il codice ATECO corretto?
L’attività di musicista può essere inquadrata con il codice ATECO 90.01.09 – Altre rappresentazioni artistiche, che comprende anche l’attività musicale svolta in autonomia. Se offri servizi più specifici (es. composizione, produzione), possono essere valutati codici complementari.

È possibile aderire al regime forfettario?
Sì, anche i musicisti possono accedere al regime forfettario se:

  • il fatturato non supera 85.000 euro annui,

     

  • non si hanno partecipazioni in società incompatibili,

     

  • non si fattura in modo prevalente a ex datori di lavoro.

     

Il forfettario è particolarmente conveniente per chi inizia: tassazione agevolata (5% o 15%), niente IVA e adempimenti minimi.

Quale gestione INPS si applica?
Il musicista libero professionista rientra nella Gestione Separata INPS, a meno che non svolga anche attività imprenditoriali (come vendita di strumenti, organizzazione eventi). In quel caso potrebbe essere necessaria l’iscrizione alla Gestione Commercianti.

Altri adempimenti da considerare?
Oltre alla Partita IVA, chi lavora come musicista deve:

  • attivare una PEC e ottenere un codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • valutare l’iscrizione alla SIAE per tutelare le proprie opere,

     

  • gestire correttamente i compensi, soprattutto in caso di collaborazioni artistiche o con enti pubblici,

     

  • dotarsi eventualmente di una copertura assicurativa per eventi live.

     

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Guide Partita IVA Mediatore Familiare: guida completa 2025

Se sei un mediatore familiare e svolgi questa attività in autonomia, è necessario aprire la Partita IVA per operare in modo regolare. La mediazione familiare è una professione in forte crescita, soprattutto per il supporto a famiglie in crisi, separazioni e conflitti genitoriali.

Quando è obbligatoria la Partita IVA?
Devi aprire la Partita IVA non appena l’attività diventa professionale, continuativa e retribuita. Anche se lavori da remoto, in coworking o presso studi condivisi, se ricevi compensi regolari o strutturati, la prestazione occasionale non è sufficiente.

Qual è il codice ATECO corretto?
Il codice ATECO più usato è 88.99.00 – Altre attività di assistenza sociale non residenziale nca, che copre anche le attività di mediazione familiare. In alternativa, si può valutare 96.09.09 – Altre attività di servizi alla persona se il servizio offerto è più ampio o trasversale.

Posso aderire al regime forfettario?
Sì, il regime forfettario è la scelta più comune per chi inizia come mediatore. È accessibile se:

  • i compensi annui non superano gli 85.000 euro,

     

  • non hai partecipazioni in società incompatibili,

     

  • non lavori per ex datori di lavoro in modo prevalente.

     

Con il forfettario hai tassazione agevolata (5% o 15%), niente IVA in fattura, contabilità semplificata e adempimenti minimi.

A quale gestione INPS appartiene il mediatore familiare?
Il mediatore familiare viene iscritto alla Gestione Separata INPS, in quanto non esiste una cassa previdenziale dedicata alla categoria. Qui i contributi si versano solo sul reddito effettivo, senza contributi fissi, con aliquota intorno al 26%.

Ci sono altri obblighi da rispettare?
Oltre all’apertura della Partita IVA, è fondamentale:

  • essere in possesso di formazione riconosciuta per esercitare la mediazione familiare,

     

  • iscriversi a una PEC e ricevere il codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • valutare la SCIA in Comune, se si apre uno studio,

     

  • considerare l’assicurazione professionale, utile per tutele legali e civili.

     

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Guide Partita IVA Ingegnere: guida completa 2025

Se sei un ingegnere e vuoi esercitare la professione in modo autonomo o collaborare con studi tecnici, imprese o pubbliche amministrazioni, devi aprire una Partita IVA da libero professionista. Questo vale sia per i giovani laureati che iniziano, sia per i professionisti con anni di esperienza che scelgono di lavorare in proprio.

Quando è obbligatoria la Partita IVA?
Devi aprire la Partita IVA appena inizi a svolgere l’attività in modo abituale e retribuito, anche se ancora non sei iscritto all’albo o se collabori come esterno con altri professionisti. È un requisito necessario per emettere fatture, partecipare a gare e firmare progetti.

Qual è il codice ATECO corretto?
Il codice ATECO più utilizzato è 71.12.10 – Attività degli studi di ingegneria. Copre la maggior parte delle attività professionali dell’ingegnere, dalla progettazione alla consulenza tecnica. È fondamentale indicarlo correttamente al momento dell’apertura della Partita IVA.

Il regime forfettario è disponibile?
Sì, anche gli ingegneri possono accedere al regime forfettario se:

  • non superano gli 85.000 euro di fatturato annuo,

     

  • non hanno partecipazioni in SRL incompatibili,

     

  • non lavorano prevalentemente per ex datori di lavoro.

     

Il forfettario garantisce tassazione agevolata, niente IVA e contabilità semplificata, risultando molto vantaggioso soprattutto nei primi anni di attività.

Devo iscrivermi a una cassa previdenziale?
Sì. Gli ingegneri con Partita IVA devono iscriversi a Inarcassa, la cassa di previdenza degli ingegneri e architetti liberi professionisti. È obbligatoria se:

  • sei iscritto all’Ordine,

     

  • eserciti in autonomia,

     

  • non hai altri rapporti di lavoro dipendente prevalente.

     

In alcuni casi, se non sei iscrivibile a Inarcassa, potresti rientrare nella Gestione Separata INPS.

Ci sono altri adempimenti obbligatori?
Oltre alla Partita IVA e all’iscrizione a Inarcassa, l’ingegnere deve:

  • avere una PEC e un codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • iscriversi all’Ordine professionale (in base alla specializzazione),

     

  • rispettare gli obblighi in materia di assicurazione professionale.

     

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Guide Partita IVA Infermiere: guida completa 2025

Se sei un infermiere professionale e desideri lavorare in autonomia, collaborare con cliniche private o offrire assistenza domiciliare, è necessario aprire la Partita IVA. Questa opzione è sempre più diffusa tra i professionisti sanitari che vogliono maggiore flessibilità e indipendenza lavorativa.

Quando è obbligatoria la Partita IVA per un infermiere?
La Partita IVA è richiesta non appena svolgi attività in modo continuativo, retribuito e autonomo. Se lavori con più strutture, o offri servizi diretti a pazienti, non puoi utilizzare il contratto di collaborazione occasionale.

Qual è il codice ATECO corretto?
L’infermiere libero professionista deve utilizzare il codice ATECO 86.90.29 – Altre attività paramediche indipendenti. Questo include le attività infermieristiche svolte senza dipendenza da strutture sanitarie pubbliche o convenzionate.

È compatibile con il regime forfettario?
Sì, molti infermieri scelgono il regime forfettario, soprattutto all’inizio. È valido se:

  • non superi 85.000 euro annui di ricavi,

     

  • non sei socio di SRL,

     

  • rispetti gli altri requisiti previsti.

     

Questo regime ti consente una tassazione agevolata (5% per le nuove attività, 15% standard), niente IVA sulle fatture, e adempimenti minimi.

Quale gestione INPS si applica?
L’infermiere libero professionista è soggetto alla Gestione Separata INPS, con aliquota attorno al 26%. I contributi si versano in proporzione al reddito dichiarato, quindi non ci sono contributi fissi da pagare se non guadagni.

Altri adempimenti da rispettare?
Oltre alla Partita IVA, come infermiere devi:

  • essere iscritto all’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI),

     

  • comunicare l’inizio attività con SCIA sanitaria al Comune e all’ASL (in caso di studio),

     

  • attivare una PEC e ricevere un codice SDI per la fatturazione elettronica.

     

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Guide Partita IVA Interior Designer: guida completa 2025

Se lavori come interior designer, offrendo servizi di progettazione e arredamento di spazi interni, devi aprire la Partita IVA per esercitare legalmente la tua professione. Che tu operi da freelance, da studio o in collaborazione con architetti o showroom, questa è una delle prime formalità necessarie.

Quando è obbligatoria la Partita IVA?
Non appena inizi a lavorare in modo continuativo, strutturato o su più progetti, l’attività non può più essere considerata occasionale. Devi quindi attivare la Partita IVA e gestire il tutto come libero professionista, anche se lavori da casa o saltuariamente.

Qual è il codice ATECO giusto per interior designer?
Il codice ATECO più usato è 74.10.10 – Attività di design di moda e design industriale, che include il design di interni. Se però il tuo lavoro si sovrappone a mansioni tecniche da architetto (progetti edilizi, pratiche urbanistiche), valuta attentamente con un esperto fiscale quale codice sia più adatto, soprattutto se sei iscritto a un albo.

Posso usare il regime forfettario?
Sì, molti interior designer scelgono il regime forfettario per la sua semplicità, soprattutto se all’inizio del percorso. È applicabile se:

  • il tuo fatturato annuo è inferiore a 85.000 euro,

     

  • non hai partecipazioni in SRL,

     

  • non lavori principalmente per ex datori di lavoro.

     

Il regime consente tassazione al 15% (5% per chi avvia una nuova attività), niente IVA e pochi obblighi contabili.

Quale gestione INPS si applica?
In genere, l’interior designer freelance è inquadrato nella Gestione Separata INPS, con contributi proporzionali al reddito (circa il 26%). Se invece hai una forma imprenditoriale o artigiana, potrebbe essere necessaria l’iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti.

Altri adempimenti da considerare?
Oltre alla Partita IVA dovrai:

  • aprire una PEC e ricevere un codice SDI per fatturare elettronicamente,

     

  • eventualmente iscriverti alla Camera di Commercio,

     

  • conservare la documentazione contabile e restare aggiornato sulle normative del settore (in particolare in materia edilizia o di sicurezza).

     

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