Guide Partita IVA Investigatore Privato: guida completa 2025

Se vuoi avviare un’attività come investigatore privato in Italia, oltre all’abilitazione e alla licenza prefettizia, è obbligatorio aprire la Partita IVA. Questa attività rientra tra quelle regolamentate, con requisiti specifici sia legali che fiscali.

Quando è obbligatoria la Partita IVA?
La Partita IVA è richiesta non appena inizi l’attività investigativa in modo professionale e continuativo. Anche se operi su incarico di un’agenzia o come collaboratore, se emetti fattura, devi avere una tua posizione fiscale attiva.

Qual è il codice ATECO corretto?
L’attività di investigatore privato rientra nel codice 80.30.00 – Servizi di investigazione privata. Questo codice è essenziale per il corretto inquadramento presso l’Agenzia delle Entrate e per la richiesta delle autorizzazioni necessarie.

Si può aderire al regime forfettario?
Sì, l’investigatore privato può scegliere il regime forfettario se:

  • non supera 85.000 euro di fatturato annuo,

     

  • non ha partecipazioni in SRL o società incompatibili,

     

  • non opera prevalentemente per ex datori di lavoro.

     

Il regime forfettario consente una gestione fiscale semplificata: tassazione ridotta, niente IVA, contabilità leggera.

Quale gestione INPS si applica?
L’investigatore privato deve iscriversi alla Gestione Commercianti INPS, in quanto l’attività è considerata di tipo imprenditoriale. Ciò comporta:

  • il versamento di contributi fissi trimestrali,

     

  • una quota variabile se si supera un certo reddito.

     

Quali sono gli altri adempimenti richiesti?
Oltre alla Partita IVA e all’INPS, per lavorare come investigatore privato devi:

  • ottenere la licenza prefettizia,

     

  • iscriverti in Camera di Commercio,

     

  • inviare la SCIA per l’apertura dell’attività,

     

  • dotarti di PEC, codice SDI e sistema di fatturazione elettronica.

     

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Guide Partita IVA Estetista: guida completa 2025

Vuoi avviare un’attività da estetista, magari aprendo un centro estetico o offrendo servizi a domicilio? In entrambi i casi, per lavorare legalmente devi aprire la Partita IVA e rispettare precisi adempimenti fiscali, amministrativi e sanitari.

Quando è obbligatorio avere la Partita IVA?
Se svolgi servizi di estetica in modo continuativo e organizzato, anche se sei autonoma e lavori a casa del cliente, devi avere una Partita IVA. L’attività di estetista è infatti considerata artigianale e professionale, e non può essere gestita con prestazioni occasionali.

Qual è il codice ATECO corretto?
Il codice ATECO per l’estetista è 96.02.02 – Servizi degli istituti di bellezza. Comprende trattamenti viso, corpo, depilazione, make-up, manicure, pedicure e altri servizi di estetica professionale.

Posso usare il regime forfettario?
Sì, l’estetista può aderire al regime forfettario se rispetta i requisiti (es. sotto gli 85.000 euro di fatturato annuo). Il forfettario consente:

  • tassazione agevolata (5% o 15%),

     

  • contabilità semplificata,

     

  • niente IVA né ritenute in fattura.

     

È molto utilizzato da chi apre una piccola attività, anche a livello individuale o in forma di microimpresa.

Qual è la gestione INPS prevista?
Essendo un’attività artigianale, l’estetista deve iscriversi alla Gestione Artigiani INPS, con contributi fissi trimestrali, indipendenti dal reddito, e contributi variabili sopra una certa soglia. Sono versamenti obbligatori anche se l’attività è appena avviata e con pochi clienti.

Quali sono gli altri obblighi da rispettare?
Per lavorare in regola come estetista devi anche:

  • ottenere l’abilitazione professionale (diploma, corso riconosciuto o esperienza equivalente),

     

  • aprire una posizione INAIL per la copertura assicurativa,

     

  • presentare la SCIA al Comune per iniziare l’attività,

     

  • rispettare i requisiti igienico-sanitari,

     

  • dotarti di PEC, codice SDI e fatturazione elettronica.

     

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Guide Partita IVA Docente Privato: guida completa 2025

Se svolgi lezioni private, ripetizioni, corsi di formazione o attività didattiche in autonomia, potresti aver bisogno di aprire una Partita IVA da docente privato. Anche se non insegni in una scuola statale, la tua attività è considerata professionale e richiede una posizione fiscale regolare.

Quando è obbligatorio avere la Partita IVA?
La Partita IVA è necessaria quando l’attività di insegnamento diventa abituale, organizzata e ripetuta nel tempo. Non importa se insegni in presenza o online: ciò che conta è la frequenza e la struttura del servizio. Se hai più di uno studente, o insegni ogni settimana, non puoi continuare con la prestazione occasionale.

Qual è il codice ATECO corretto?
Per un docente privato che non rientra nell’ambito scolastico tradizionale, il codice ATECO più adatto è 85.59.20 – Corsi di formazione e corsi di aggiornamento professionale. Questo codice copre lezioni private, formazione online, tutoring e preparazione a test e concorsi.

Si può scegliere il regime forfettario?
Sì, molti insegnanti freelance optano per il regime forfettario, che permette:

  • tassazione al 15% (o 5% per i primi cinque anni se in possesso dei requisiti),

     

  • nessuna IVA da applicare sulle fatture,

     

  • gestione contabile semplificata e meno adempimenti.

     

È una soluzione vantaggiosa per chi svolge attività di insegnamento come professione principale o anche come secondo lavoro.

Quale iscrizione INPS è prevista?
Il docente privato rientra nella Gestione Separata INPS, poiché non esiste una cassa professionale specifica per chi insegna in forma autonoma. I contributi si versano in percentuale sul reddito, senza importi fissi, con aliquota attorno al 26%.

Ci sono altri adempimenti da considerare?
Oltre all’apertura della Partita IVA, il docente deve:

  • dotarsi di una PEC e ricevere un codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • emettere fatture a norma,

     

  • conservare la documentazione contabile,

     

  • valutare eventuali requisiti per operare in ambienti formativi riconosciuti o con fondi pubblici.

     

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Guide Partita IVA DJ: guida completa 2025

Se sei un DJ e svolgi serate, eventi o lavori come freelance per locali, festival o matrimoni, è importante sapere quando serve aprire la Partita IVA per regolarizzare la tua attività. Anche se non lavori ogni giorno, le prestazioni musicali rientrano tra quelle considerate professionali.

Quando serve aprire la Partita IVA?
La Partita IVA è necessaria quando l’attività di DJ viene svolta in modo abituale, anche se solo nei weekend o in occasioni specifiche. Se fatturi più volte l’anno o collabori con diversi clienti, non puoi usare la prestazione occasionale.

Qual è il codice ATECO da usare?
Il codice ATECO più adatto per l’attività di DJ è 90.02.09 – Altre attività di supporto alle rappresentazioni artistiche. In alcuni casi si può valutare anche 90.01.09 – Altre rappresentazioni artistiche se il DJ produce performance originali.

Il regime forfettario è possibile?
Sì, la maggior parte dei DJ freelance può accedere al regime forfettario se non supera gli 85.000 euro annui di fatturato e rispetta le altre condizioni previste. Questo regime prevede:

  • tassazione agevolata (5% per le nuove attività, 15% ordinario),

     

  • nessun obbligo di IVA in fattura,

     

  • contabilità e adempimenti molto semplificati.

     

Che gestione INPS si applica?
Il DJ rientra generalmente nella Gestione Separata INPS, a meno che non abbia anche un’attività commerciale legata a vendita o noleggio di attrezzature. La Gestione Separata prevede contributi solo sui guadagni effettivi (nessun contributo fisso), con un’aliquota intorno al 26% nel 2025.

Ci sono altri obblighi da rispettare?
Sì, chi lavora come DJ freelance deve:

  • avere una PEC e un codice SDI per la fatturazione elettronica,

     

  • rispettare eventuali obblighi SIAE se utilizza musica protetta da diritti,

     

  • verificare con i Comuni se l’attività richiede SCIA o comunicazioni locali,

     

  • valutare l’assicurazione RC per eventi pubblici.

     

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Guide Partita IVA Cuoco a Domicilio: guida completa 2025

Lavorare come cuoco a domicilio è una professione sempre più richiesta, soprattutto per eventi privati, cene esclusive o catering in piccoli contesti. Se svolgi questa attività in modo continuativo e su richiesta di più clienti, è necessario aprire la Partita IVA per essere in regola con il fisco e la normativa sanitaria.

Quando è necessario avere la Partita IVA?

Non appena l’attività di cuoco a domicilio diventa professionale e abituale, serve la Partita IVA. Anche se cucini direttamente a casa dei clienti o per eventi occasionali, la legge considera questo un lavoro autonomo, non una semplice prestazione saltuaria.

La prestazione occasionale non è sufficiente in questo caso, anche se lavori solo su prenotazione.

Qual è il codice ATECO corretto?

L’attività di cuoco a domicilio rientra generalmente nel codice ATECO 96.09.09 – Altre attività di servizi alla persona n.c.a., ma in base ai servizi offerti e all’impostazione del lavoro, si può valutare anche il codice 56.21.00 – Catering per eventi.

È importante scegliere con attenzione perché il codice ATECO influenza la tua posizione fiscale e previdenziale.

È compatibile con il regime forfettario?

Sì, il lavoro di cuoco a domicilio può rientrare nel regime forfettario, a patto che tu non superi 85.000 euro annui di fatturato e rispetti gli altri requisiti.

Il forfettario ti permette:

  • tassazione agevolata (5% o 15%),
  • niente IVA né ritenute,
  • contabilità semplice,
  • pochi adempimenti burocratici.

Un’ottima soluzione per chi avvia questa attività da solo, magari a tempo parziale o nei weekend.

Che tipo di iscrizione INPS serve?

Se operi in autonomia come persona fisica, dovrai iscriverti alla Gestione Commercianti o Artigiani INPS, versando i contributi fissi e una quota variabile se superi una certa soglia di reddito.

A seconda della modalità in cui svolgi l’attività (servizio a domicilio, preparazione in laboratorio, ecc.), potrebbe essere richiesta anche l’iscrizione alla Camera di Commercio e una SCIA sanitaria da presentare al Comune.

Ci sono obblighi aggiuntivi?

Sì, oltre alla Partita IVA è importante:

  • rispettare le normative igienico-sanitarie,
  • dotarsi di HACCP aggiornato,
  • valutare la copertura assicurativa per responsabilità civile,
  • emettere fattura elettronica con codice SDI,
  • aprire una PEC professionale.

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Guide Partita IVA Copywriter: guida completa 2025

Il lavoro del copywriter è sempre più richiesto: dai testi per siti web agli articoli SEO, dalle email commerciali fino ai contenuti per social media. Se svolgi questa attività in modo abituale e per più clienti, è necessario aprire la Partita IVA per operare in regola.

Quando è obbligatorio avere la Partita IVA?

Appena inizi a scrivere testi in modo continuativo e organizzato, anche solo per un paio di clienti, la prestazione occasionale non è più sufficiente. Devi aprire la Partita IVA e regolarizzare l’attività come libero professionista.

Questo vale anche se lavori da remoto o da casa: conta la frequenza e la professionalità, non il luogo da cui operi.

Qual è il codice ATECO corretto?

Per il copywriter freelance, il codice ATECO consigliato è 90.03.09 – Altre creazioni artistiche e letterarie. In alternativa, in base al tipo di contenuto, si può usare anche 70.22.09 – Altre attività di consulenza imprenditoriale (se l’attività ha carattere consulenziale più che creativo).

Scegliere il codice giusto è fondamentale per determinare il corretto inquadramento fiscale e previdenziale.

Si può usare il regime forfettario?

Sì, il regime forfettario è ideale per chi inizia come copywriter. Ti permette di:

  • applicare una tassazione ridotta (5% o 15%),
  • non versare l’IVA,
  • evitare la ritenuta d’acconto,
  • avere una contabilità semplice e pochi adempimenti.

Nel forfettario, il reddito imponibile viene calcolato applicando un coefficiente di redditività del 67%, quindi il 33% delle entrate è considerato spesa “forfettaria”.

A quale gestione INPS rientra un copywriter?

Il copywriter freelance rientra nella Gestione Separata INPS, perché non esiste una cassa professionale specifica. Qui i contributi si pagano solo sul reddito effettivo (non ci sono versamenti fissi) e vengono calcolati con un’aliquota intorno al 26% nel 2025.

Questa gestione include anche diritti a maternità, malattia e pensione (in base al reddito dichiarato annualmente).

Ci sono altri adempimenti?

Oltre all’apertura della Partita IVA, dovrai:

  • attivare una PEC e ricevere un codice SDI per la fatturazione elettronica,
  • dotarti di strumenti per gestire la contabilità base,
  • emettere fatture elettroniche in modo conforme alla normativa vigente.

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Guide Partita IVA Consulente Web Marketing: guida completa 2025

Lavori nel mondo del marketing digitale, dei social media o della SEO? Allora potresti aver bisogno di aprire la Partita IVA da consulente web marketing per offrire i tuoi servizi a clienti in modo regolare. È una delle attività più diffuse tra freelance, content creator e digital strategist.

Quando serve aprire la Partita IVA?

Se offri servizi di consulenza, gestione social, advertising o strategie SEO/SEM in modo continuativo, anche solo a due o tre clienti, devi avere una Partita IVA. La prestazione occasionale non è adatta per attività ripetute, strutturate o organizzate in modo professionale.

Anche se lavori da remoto o online, l’attività viene considerata “abituale” e, quindi, richiede l’apertura formale.

Quale codice ATECO si usa?

Per un consulente web marketing, il codice ATECO più adatto è generalmente 70.22.09 – Altre attività di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale. A volte si può utilizzare anche il codice 73.11.02 se ti occupi principalmente di attività pubblicitaria.

È importante scegliere quello più coerente con le tue prestazioni principali, perché da lì derivano anche i coefficienti fiscali e previdenziali.

Posso usare il regime forfettario?

Sì, la maggior parte dei consulenti inizia con il regime forfettario, che consente:

  • una tassazione al 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni se in possesso dei requisiti),
  • contabilità semplificata,
  • niente IVA e ritenute in fattura,
  • adempimenti ridotti al minimo.

È una soluzione molto conveniente soprattutto per chi ha appena iniziato e lavora come freelance.

A quale gestione INPS appartiene un consulente?

Se non sei iscritto ad alcun albo, verrai inquadrato nella Gestione Separata INPS, che prevede contributi da versare solo sul reddito effettivamente incassato. Non ci sono contributi fissi come per artigiani o commercianti.

L’aliquota è intorno al 26% nel 2025 e dà accesso a coperture come pensione, maternità e indennità malattia (con requisiti minimi).

Altri aspetti da considerare?

Oltre all’apertura della Partita IVA, dovrai:

  • registrare un indirizzo PEC e ottenere un codice SDI,
  • emettere fatture elettroniche,
  • eventualmente dotarti di una firma digitale (per invio pratiche o partecipazione a bandi),
  • conservare correttamente le tue scritture contabili (anche se semplificate).

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Guide Partita IVA Architetto: guida completa 2025

Se sei un architetto e vuoi iniziare a lavorare come libero professionista, uno dei primi passi è aprire la Partita IVA. È un requisito obbligatorio per poter emettere fatture ai clienti e operare in piena regola. Ma oltre alla Partita IVA, ci sono altri adempimenti che è importante conoscere fin da subito.

Quando va aperta la Partita IVA?

La Partita IVA va aperta quando inizi a esercitare la professione in modo autonomo. Non è necessario essere già iscritti all’albo per farlo, ma se intendi esercitare come architetto (firmare progetti, partecipare a gare, redigere pratiche edilizie), è indispensabile essere regolarmente iscritto all’Ordine Professionale.

Qual è il codice ATECO corretto?

Per l’attività professionale di architetto, il codice ATECO da utilizzare è il 71.11.00 – Attività degli studi di architettura. Questo codice identifica la tua attività presso Agenzia delle Entrate, INARCASSA, INAIL ed enti vari.

È possibile usare il regime forfettario?

Sì, anche gli architetti possono accedere al regime forfettario, se rispettano i requisiti previsti:

  • fatturato annuo inferiore a 85.000 euro,
  • nessuna partecipazione in SRL o società incompatibili,
  • attività non esercitata prevalentemente verso ex datori di lavoro.

Il forfettario permette una tassazione agevolata (dal 5% al 15%), contabilità semplificata e niente IVA o ritenute in fattura.

Serve iscriversi a Inarcassa?

Sì. Tutti gli architetti liberi professionisti con Partita IVA devono iscriversi a Inarcassa, la cassa previdenziale di categoria. È obbligatorio farlo entro 30 giorni dall’apertura dell’attività, anche se non hai ancora emesso fatture.

Chi esercita la professione in modo non esclusivo (es. anche come dipendente) può valutare l’iscrizione in deroga o, in alternativa, versare i contributi alla Gestione Separata INPS.

Quali altri adempimenti ci sono?

Oltre alla Partita IVA e all’iscrizione a Inarcassa, l’architetto deve:

  • presentare la SCIA al Comune (se prevista),
  • iscriversi alla Camera di Commercio (se svolge attività mista),
  • dotarsi di PEC, firma digitale e indirizzo elettronico SDI,
  • adeguare le proprie fatture alla normativa elettronica.

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Guide Partita IVA Avvocato: guida completa 2025

Se sei un avvocato o stai per iniziare la pratica forense, una delle prime domande che potresti porti è: quando e come aprire la Partita IVA? L’apertura della Partita IVA è obbligatoria per chi esercita la libera professione, ma va fatta nel momento giusto e con attenzione agli adempimenti specifici della categoria.

Quando aprire la Partita IVA da avvocato?

La Partita IVA va aperta quando inizi a esercitare l’attività in modo autonomo, anche se stai ancora svolgendo la pratica forense. Se percepisci compensi per attività professionale, anche occasionali, devi attivarla per essere in regola con il fisco.

Tuttavia, se svolgi esclusivamente pratica gratuita e non ricevi alcun compenso, puoi posticipare l’apertura.

Quale codice ATECO si usa?

Il codice ATECO corretto per l’attività di avvocato è 69.10.10 – Attività degli studi legali. Questo identifica chiaramente la professione forense ed è necessario anche per l’iscrizione agli enti previdenziali.

Quale regime fiscale può scegliere un avvocato?

Molti avvocati alle prime armi optano per il regime forfettario, che consente:

  • tassazione al 15% (o 5% per i primi 5 anni, se in possesso dei requisiti),
  • niente IVA sulle fatture,
  • contabilità semplificata,
  • nessuna ritenuta d’acconto subita.

Attenzione però: non puoi accedere al forfettario se hai partecipazioni in società, se superi 85.000 euro annui di fatturato, o se fatturi prevalentemente a ex datori di lavoro.

L’avvocato deve iscriversi a una cassa previdenziale?

Sì. Gli avvocati iscritti all’albo devono versare i contributi alla Cassa Forense, la cassa di previdenza obbligatoria della categoria. L’iscrizione è automatica con l’iscrizione all’albo, ma anche chi esercita in modo occasionale può essere tenuto a versare i contributi minimi, se si superano certe soglie di reddito.

Per i praticanti, esiste la possibilità di iscrizione volontaria alla Cassa Forense per iniziare a maturare anzianità contributiva.

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Guide INPS e Partita IVA: guida completa ai contributi 2025

Quando apri una Partita IVA, uno degli aspetti più importanti da considerare è la gestione dei contributi INPS. Essere in regola con il sistema previdenziale è fondamentale per evitare sanzioni, ma anche per maturare pensione, copertura sanitaria e altre tutele sociali.

A quale gestione INPS si viene iscritti?

Dipende dal tipo di attività che svolgi:

  • Se sei un artigiano o commerciante, ti iscrivi alla Gestione Commercianti o Artigiani INPS.
  • Se sei un libero professionista senza albo, ti iscrivi alla Gestione Separata INPS.
  • Se appartieni a un ordine (architetti, avvocati, medici…), verserai i contributi alla tua cassa professionale dedicata (non all’INPS).

La corretta classificazione è fondamentale per sapere quanto devi versare, e quando.

Come funzionano i contributi per artigiani e commercianti?

Pagano contributi fissi, anche se non hanno reddito, e variabili, se superano una certa soglia di guadagno. In pratica:

  • Ogni anno si pagano quattro rate fisse.
  • Se il reddito netto è superiore a circa 18.000 euro, si applica un’aliquota su quanto eccede.

Questo sistema può essere impegnativo per chi ha un’attività poco avviata, ma è previsto anche un regime agevolato per i forfettari.

Come funzionano i contributi per la Gestione Separata?

La Gestione Separata INPS è più “leggera”: si versano contributi solo sul reddito effettivo. L’aliquota per il 2025 è di circa 26%, ma può variare leggermente a seconda del profilo (es. con o senza altra copertura).

Non ci sono rate fisse: versi solo ciò che guadagni, ma non avere contributi minimi può influire negativamente sulla tua pensione futura.

È possibile ottenere agevolazioni?

Sì, in particolare se operi in regime forfettario. Puoi richiedere la riduzione del 35% sui contributi fissi (Gestione Commercianti o Artigiani). Attenzione però: ridurre i contributi significa anche ridurre i mesi accreditati ai fini pensionistici.

Non tutti ne hanno vantaggio, per questo è importante valutare bene prima di aderire.

Quando si versano i contributi?

  • Per artigiani/commercianti: 16 maggio, 20 agosto, 16 novembre, 16 febbraio.
  • Per la Gestione Separata: secondo le scadenze fiscali IRPEF, con F24.

Essere puntuali è fondamentale per non perdere la regolarità contributiva (DURC) ed evitare sanzioni.

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