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Blocco dei Pagamenti della PA 2026: Cosa Cambia Davvero per i Professionisti

La PA può sospendere i pagamenti ai professionisti senza certificazioni fiscali e contributive. Ecco cosa cambia con la Manovra 2026.

Introduzione

La Manovra 2026 introduce una novità che avrà un impatto concreto e immediato su tutti i professionisti che collaborano con la Pubblica Amministrazione.

Per ricevere un pagamento non basterà più aver svolto correttamente l’incarico: sarà necessario dimostrare, già al momento dell’emissione della fattura, di essere in regola con gli obblighi fiscali e previdenziali.

Anche piccole irregolarità — una cartella arretrata o un versamento contributivo non aggiornato — potranno bloccare l’intero processo di liquidazione.

Cosa cambia con il blocco dei pagamenti della PA per i professionisti nel 2026

La PA potrà sospendere il pagamento ogni volta in cui il professionista non sia in grado di presentare una documentazione completa e aggiornata, oppure quando le verifiche dovessero far emergere qualunque forma di irregolarità.

Questa regola non riguarda soltanto chi lavora da solo: molti incarichi vengono svolti da team composti da più professionisti, ciascuno con la propria posizione fiscale.

In questi casi, la responsabilità diventa condivisa, perché l’irregolarità anche di un solo membro può provocare il blocco dell’intero pagamento, con inevitabili ritardi e conseguenze sulla pianificazione finanziaria dello studio o del gruppo di lavoro.

L’obiettivo dichiarato della norma è rafforzare il contrasto all’evasione e rendere più trasparenti i rapporti con il settore pubblico.

Tuttavia, nella pratica, introduce un ulteriore livello di attenzione: i professionisti dovranno monitorare la propria posizione con maggiore costanza, anticipare eventuali criticità e organizzarsi per poter fornire tempestivamente le attestazioni richieste.

Nota importante: la sospensione può scattare anche per irregolarità minime. La norma non prevede soglie di tolleranza.

Come funziona la sospensione dei pagamenti e chi è coinvolto

La nuova disciplina impone un approccio più proattivo alla gestione della propria compliance.

Non si tratta semplicemente di controllare che versamenti e dichiarazioni siano aggiornati, ma di garantire che, al momento dell’emissione della fattura, sia disponibile una documentazione che certifichi la piena regolarità fiscale e contributiva.

Chi lavora all’interno di team dovrà inoltre coordinarsi con colleghi e consulenti esterni, chiarendo fin dall’inizio le responsabilità di ciascuno.

Un problema apparentemente marginale — ad esempio un contributo versato in ritardo da un collaboratore — potrebbe rallentare l’intero progetto.

In questo nuovo scenario, la puntualità dei pagamenti della PA non dipende più soltanto dall’efficienza dell’ente pubblico, ma anche dalla capacità dei professionisti di presentarsi sempre conformi e documentati.

Documenti richiesti: certificazioni di regolarità fiscale e contributiva

Perché un pagamento possa essere liquidato, il professionista deve allegare alla fattura due certificazioni specifiche.

La prima è un’attestazione di regolarità contributiva, rilasciata dalla propria cassa previdenziale se si appartiene a un ordine professionale (come ingegneri, avvocati, psicologi, architetti), oppure dall’INPS se si è iscritti alla gestione separata. 

 

È importante chiarire che non si tratta del DURC tradizionale previsto per le imprese: la norma prevede un attestato specifico e distinto.

La seconda certificazione è quella che dimostra la regolarità fiscale. Deve attestare la corretta posizione del professionista rispetto a imposte e tributi, ma ad oggi non esiste un documento standard universalmente riconosciuto.

La norma crea quindi un obbligo che, almeno per il momento, non dispone di una procedura uniforme, lasciando aperti alcuni interrogativi tecnici che le amministrazioni dovranno chiarire.

Se una delle due certificazioni manca, o se la documentazione evidenzia anche un’irregolarità minima, la PA può sospendere il pagamento fino a completa regolarizzazione.

Problemi aperti e criticità ancora da chiarire

La norma non prevede un DURC tradizionale e non stabilisce una soglia minima di irregolarità: anche un debito di lieve entità può comportare il blocco della fattura.

Inoltre, rimane ancora da definire quale sarà il documento “ufficiale” che certificherà la regolarità fiscale dei professionisti, dato che attualmente non esiste un formato unico approvato.

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Morale

La Manovra 2026 introduce un cambio di prospettiva: la regolarità fiscale e contributiva diventa un prerequisito essenziale per ricevere i pagamenti dalla PA.

Chi si prepara per tempo, controlla la propria posizione e mantiene una documentazione costantemente aggiornata potrà lavorare con maggiore serenità ed evitare sospensioni inattese.

FAQ – Domande frequenti

1. Anche piccole irregolarità possono bloccare un pagamento?

Sì. Non esiste alcuna soglia minima: un debito contributivo o fiscale, anche modesto, può determinare la sospensione.

2. Serve il DURC per lavorare con la PA?

No. I professionisti iscritti a casse devono presentare un attestato rilasciato dalla propria cassa, non un DURC aziendale.

3. Come si ottiene la certificazione di regolarità fiscale?

Al momento non esiste un modello standard. Saranno necessari ulteriori chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate e degli enti competenti.

Conclusione

Il nuovo blocco dei pagamenti rappresenta una vera trasformazione nei rapporti tra professionisti e settore pubblico.

Mantenere una compliance impeccabile non sarà più soltanto una buona pratica, ma una condizione indispensabile per garantire continuità economica e operativa.

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